GESSO

La Vena: montagne fatte di gesso, reticoli di grotte,
forme carsiche emerse in superficie come meteoriti caduti a terra,
calanchi argentei.


Da Imola fino alla Valconca, la Vena del Gesso attraversa la Romagna e
le sue valli, incontra fiumi e centri abitati, sfiora confini, recenti e incerti,
come quello con le Marche. La storia geologica e umana, sotteranea ed emersa, di questi territori, prende forma con il gesso.


Il paese di Sassofeltrio è piccolo e silenzioso, dalle sue mura lo sguardo
arriva fino al mare da un lato e alle vette del Titano e dell’Appennino dall’altro. Nato nel Medioevo su un massiccio roccioso di gesso, conteso duramente fra Malatesta e Montefeltro, diviene comune marchigiano
nella Italia unita, ma dall’identità sempre mutevole, incuneato
fra i territori di Rimini e San Marino. Circondato da 17 siti estrattivi sorti da metà ‘800 fino a tutto il ‘900, vede la crescita di famiglie di “gessaroli” – che per qualche generazione fanno fortuna – e l’arrivo di imprese minerarie, dall’Emilia, dalla Lombardia, dalla Francia.


Il gesso è una risorsa da consumare, ma il paese a poco a poco si
spopola fino a divenire luogo da cui andarsene, anche a causa di problemi di dissesto generati nel tempo dalla moltitudine di cave attive.
Negli anni ‘60 per il comune e la frazione di Gesso viene perfino avanzata
la proposta di trasferimento urbano
e abbandono, che rimase inattuata.

L’abbandono è tuttavia una cifra di lettura inevitabile di questi luoghi,
dove le cave, per lo più gradualmente dismesse, hanno generato vuoti, tagli, sezioni verticali.

Fenomeni carsici vivi non solo nel gesso, ma tra
famiglie, amministrazioni, imprese. Sul Monte di Gesso, nell’omonima
frazione, la ditta Gessi Emiliani aveva permessi estrattivi fino al 2023, e dalla scadenza della concessione fino al 2025 era pianificato il recupero ambientale della cava.

Il fallimento dell’azienda, ha comportato nel 2012 l’interruzione delle attività, consegnando al degrado lo stabilimento e tutte le attrezzature contenute.


Le fotografie riportate di seguito ne sono una chiara testimonianza:

l’uomo è capace di distruggere quello per cui vive e fatica, per la fragilità
del guadagno monetario. La struttura è un gigante di cemento, che sembra aver fermato il tempo, pare un miraggio, come in mezzo al deserto, circondata da uno spettacolo naturale.


Il piano di dismissione è tutt’ora incerto. Nel territorio circostante
invece, precisamente dietro il monte Gesso, ancora ricco di importante materiale minerario, inizieranno nuovi scavi per l’estrazione, tramite un’impresa francese già impegnata nella vicina cava di Ca’ Budrio.


L’aspetto geologico di questi luoghi, lascia spazio a un proseguimento
futuro del progetto fotografico.
Data la vastità di questa vena mineraria,
che dall’Emilia arriva alle Marche, questa potrebbe essere solo la prima
tappa di un viaggio risalente la vena del gesso, capace, anche se coperta,
di rivelare storia e cultura dei territori che attraversa.